Descrizione
In perfetto ed ammirevole stile barocco, è oggi conosciuta come Chiesa della Madonna dell’Ulivo. Marco Lanni (1) nel 1873 la chiama Madre delle Grazie; Giuseppe Picano (2), nel 1900, Santa Maria delle Grazie; Angelo Pantoni (3), nel 1966, S. Maria dell’ Olivella. Tutti i nomi, comunque, riportano alla stessa popolare tradizione per cui essa fu edificata: l’apparizione della Madonna su una pianta di “ulivo”, sul finire del 1500, ad una pastorella muta, che ebbe, in tale occasione, “la grazia” di riavere l’ uso della parola ed alla quale la Vergine indicò, tramite una fila di formiche che usciva dalla pianta di ulivo a formare un rettangolo in terra, che in quel posto voleva che fosse costruita una chiesa in Suo onore. Così fu che la chiesa fu costruita, dove ancora essa si trova, con grande emozione e devozione del Clero santeliano (4).
Era il 1592, come riporta la data scolpita sull’altare maggiore e sul quale è sormontata una teca in vetro contenente la statua della Madonna, scolpita proprio in legno di ulivo e risalente, probabilmente, allo stesso XVI secolo. Fu da quel tempo che la contrada cominciò a chiamarsi, per voce popolare e per tradizione, Olivella. Fino ad allora (e se ne ha notizia già dall’ XI secolo), la valle del Rio Secco, lungo il quale sorge l’ attuale abitato, aveva nome Valle di Chio (5), dal greco “declivo scosceso”. Erroneamente (e gli errori come tanti altri, in storiografia, purtroppo si tramandano per carenza di più attenti controlli documentali da parte di chi vuol fare “lo storico”), Marco Lanni (6) trascrisse tale nome, da un documento manoscritto benedettino del 7 ottobre 1006, in Valle di Clia, confondendo l’hacca (H) in elle (L) ed il fregio amanuense sul lato alto destro della O nella lettera A : da Chio, dunque, scrisse Clia.
Nella valle, comunque, sin dal X o XI secoli, già esistevano due chiesette: quella di San Benedetto in Chio (7), nella parte alta detta oggi Prepoie, ai confini fra i territori comunali di Sant'Elia e di Belmonte, dove oggi ancora scorre un torrente chiamato proprio “Chiesa”, e quella dedicata a S. Isidoro Agricola (8), nella parte pianeggiante della valle, laddove adesso c’è la chiesa di S. Maria di Olivella (o delle Grazie o dell’ Ulivo). Quella, bellissima ed in perfetto e magnifico stile barocco che ancora oggi si può ammirare, è frutto di una ricostruzione e ristrutturazione avvenute a cavallo del XVII e XVIII secoli ed inaugurata e benedetta il 29 aprile 1711 dal Padre Vicario Generale della Diocesi di Montecassino, Don Desiderio Mazzei (9). Da allora vi si cominciò a celebrare una grande e solenne festa, in onore della Madonna delle Grazie, il lunedì dopo la Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua) (10), da diversi anni ormai, spostata alla prima domenica di agosto. “Questa Chiesa, che è la più bella di Sant'Elia” (11), ha una sola navata con sei archi laterali, tre per lato, con sei altari adornati di fini ornamenti di stucco di ordine corinzio. Su uno dei sei altari laterali campeggia un grande e pregevole quadro, dipinto e firmato da tale ottimo pittore Lucrezio De Caro, di probabile scuola seicentesca napoletana, raffigurante la visita della Madonna a Santa Elisabetta.
Per maggiori approfondimenti: Giovanni Petrucci La Frazione di Olivella in Sant’Elia Fiumerapido, pag.37
Bibliografia
(1) Marco Lanni: Monografia su Sant’ Elia sul Rapido, Napoli 1973
(2) Giuseppe Picano: Notizie intorno al Santuario di Nostra Signora delle Indulgenze in S. Elia sul Rapido, Cassino 1900.
(3) Angelo Pantoni: S. Elia Fiumerapido, Bollettino Diocesano Montecassino 1966
(4) Marco Lanni: op. cit.
(5) Torquato Vizzaccaro: Atina e Val di Comino, Cassino 1982
(6) Marco Lanni: op. cit.
(7) Torquato Vizzaccaro:op. cit.
(8) Giuseppe Picano: op. cit.
(9) Marco Lanni: Monografia su Sant’ Elia sul Rapido, Napoli 1973
(10) ibidem
(11) ibidem
Modalità d'accesso
Luogo privo di barriere architettoniche ed accessibile a tutta la cittadinanza.