Descrizione
La cappella, di proprietà privata, da tempo versava in uno stato di completo abbandono. Del Piccolo edificio Monoabsidato a navata unica non rimanevano che le rovine dei muri perimetrali che erano ricoperti dalla vegetazione che ne invadeva anche l'interno. La figura della Vergine l'unica ancora parzialmente conservata e i frammenti di affreschi superstiti che si concentrano essenzialmente nell'abside dove è ancora possibile ravvisare l'esistenza di cinque pannelli con immagini di santi erano in pericolo. Grazie ad un cospicuo contributo economico privato di "Frank Arciero" (California), si è provveduto a ristrutturare la struttura in modo tale da preservarne almeno i resti.
La Cappella, le cui origini si fanno risalire al sec. XII, era una dipendenza del Monastero di Sant'Angelo di Valleluce (2). Morto l'ultimo Abate, nel 1379 divenne patronato del nobile Gentile da Gallinaro che aveva il diritto di eleggervi e nominare il rettore, per poi presentarlo all'abate pro-tempore (3).
In una visita pastorale del 1565, in cui risulta beneficio di Annibale «De Ascanio» è elencata insieme ad un gruppo di chiese definite rurali (4). Agli inizi dell'Ottocento la cappella, che già non aveva più le pitture originarie dell'abside, subì un intervento di restauro per potervi celebrare la messa il giorno dell'Ascensione.
Bibliografia
(1) Caplet, 1890, doc n 178,p 182
(2) Bloch, 1986, p. 273
(3) Registrum I abbatis Petri de Tartaris, ff. 91v, 163v.
(4) Registrum VI visitationis, f. 76r
(5) Pantoni, 1966,/1, p. 163 e nota 22
Modalità d'accesso
Luogo privo di barriere architettoniche ed accessibile a tutta la cittadinanza.